martedì 29 gennaio 2013

Cronaca di un comune lunedì

Ieri era lunedì.

Ho scoperto l'acqua calda, lo so. Anche io a volte rimango stupito dal mio acume, fatto sta che in questo lunedì di fine gennaio a milano nevicasse, piovesse e forse anche qualcos'altro, e peggio di un lunedì di inverno c'è solo un lunedì di inverno nel quale sarei anche costretto a mettermi un piumino. PIUMINO NON MI AVRAI MAI.

Ovviamente io ieri mattina alle 9.30 dovevo essere in Via Manzoni; carico come non lo sono nemmeno dopo la svendita di Jil Sander e con la neve che mi arrivava in faccia, sembravo un po' uno di quegli yeti portati in passerella da Karl Lagerfield qualche anno fa.

Tornato finalmente a casa ho pensato che in una giornata come questa l'unica cosa da fare è pensare a periodi migliori; ho quindi riguardato tutte le foto di sfilate, press day e quant'altro scattate da me negli ultimi mesi (preparatevi a opere che nemmeno Helmut Newton insomma) per cercare tutto ciò che dovrà assolutamente far parte di ogni guardaroba per la prossima stagione (o almeno, nel guardaroba di qualcuno che ha molti, soldi, non lavora, non vive a Milano. Daphne Guinness se ci sei batti un colpo).



-1 La casacca in camoscio e coccodrillo di Gucci:

Poco adatta per chi vive a Milano, visto che qui geliamo fino ad aprile e viviamo con l'umidità al 100 % da maggio a settembre, ma comunque stupenda. Meglio ancora se indossata con il suo pantaloncino e rigorosamente a pelle, fa subito vacanza.
-Requisiti minimi: essere alte almeno 170 cm e vivere a Capri.















-2 La borsa da spiaggia in pitone e neoprene di Zagliani:

Sarete l'invidia di tutte le sciure di qualunque spiaggia a partire da Forte dei Marmi, in più le pelli di Zagliani sono trattate con il silicone, quindi si rovinano molto poco, e se proprio siete in ansia all'idea di appoggiarla sulla sabbia, potete sembra girarla, visto che è double face.
-Requisiti minimi: non provate a metterla in città, mi fa tristezza.















-3 Il mocassino e la borsa in pitone ricamati a mano da Lesage di Tod's:

Perfetto per la stagione estiva, il colore si mette facilmente, e il                                                                                              mocassino è chic ovunque. Cercate solo di non mettere borsa e scarpe insieme se non volete passare per vostra nonna, o in alternativa per una asiatica label whore.
-Requisiti minimi: conoscere Jackie Kennedy.                                                                                      
















-4 Le pellicce di visone colorato con i fiori di Prada:

A Milano come dicevano prima fa freddo per un periodo abbastanza lungo, ottimo motivo per giustificare con il vostro consulente azionario l'acquisto di questa pelliccia; alla fine in inverno siamo tutti vestiti di nero, cosa c'è di meglio di una pelliccia colorata? Inoltre quel genio di Miuccia le ha già mandate in negozio quasi un mese fa. 
Cosa ancora più importante: io vi stimerò perché malgrado il freddo non avrete un piumino.
-Requisiti minimi: una personalità forte e giocosa (idem per il conto in banca, nel caso abbiate un marito invece spero per voi che sia solo molto giocoso).





-5 le scarpe ispirate a Memphis di Sergio Rossi:

C'é molto poco da dire qui; sono belle belle in modo assurdo, la versione più bella é quella con la zeppa perché  mette benissimo in risalto il gioco della pelle intrecciata, il tallone in metallo colorato le rende moderne e non scontate.
-Requisiti minimi: loro sono vostro requisito minimo.
















-6 il cappello a forma di pantera in velluto di Francesco Ballestrazzi:

Qualunque evento vi capiti durante la prossima stagione, indossate questo cappello e tutti si ricorderanno di voi; perfetto anche durante la settimana della moda se il vostro obiettivo e attirare l'attenzione di Tommy Ton e affini.
-Requisiti minimi: molta, molta ma davvero molta convinzione in voi stesse, a meno che non vogliate passare per pazze...















-7 il completino-scacchiera di Louis Vuitton:

Visto cosí sembra quasi mettibile, in realtà se avete delle tette, dei fianchi o per caso un sedere potrebbe essere un problema. Però è splendido, e questo a volte basta.
-Requisiti minimi: una gemella monozigota.

















-8 il cubetto di Fendi:

Teoricamente sarebbe una borsa, ma starebbe molto bene anche in una libreria. Tutta la collezione di Fendi era splendida, ma se dovete scegliere un pezzo solo, lui è il piu rappresentativo. Scegliete il più colorato che trovate.
-Requisiti minimi: dovete comprare anche il ciondolo a cubo di pelliccia, altrimenti perde molto.















-9 Le borse di Paola Cademartori:

Le abbiamo già viste addosso a tante fashioniste durante la settimana della moda, quindi non rimanete indietro e andate a comprarla; io personalmente sceglierei il coccodrillo colorato, ma le versioni sono infinite...
-Requisiti minimi: non ce ne sono, è una borsa che esiste in varie forme, troverete per forza la vostra, anche se io al vostro posto comprerei una di quelle più piccole.








-10 un capo qualunque dalla sfilata di Dolce & Gabbana:

I miei preferiti sono quelli in rafia ricamati di coralli, ma se vi sentite più attratte dalle righe o dalle stampe con i mori fate pure. Tutto dipende da come volete utilizzarli. In ogni caso dopo l'acquisto correte in agenzia viaggi e compratevi un biglietto aereo per Taormina (o se preferite Catania, Palermo....fate un po' voi).
-Requisiti Minimi: una piccola dose di esibizionismo e tanta fantasia. E non prendetevi troppo sul serio, su.








Un piccolo consiglio: non aspettate troppo, la settimana della moda si avvicina e le fashioniste sono pronte a rubarvi tutti i vostri beniamini da sotto gli occhi. Loro gli occhiali li comprano da Linda Farrow, e ci vedono benissimo.










venerdì 25 gennaio 2013

Vocabolario: Haute Couture

A Parigi va in scena la haute couture: poche sfilate, donne molto ricche, palate di soldi, palate di lustrini, chilometri di tulle....

E gente che viene a dirmi che la sfilata di Dior non era Couture perché  praticamente non sembrava Barbie Raperonzolo.



Allora. Ripartiamo da capo.

Il fatto che un abito non sembri bagnato nella porporina, o nelle perline, o che non abbia lo stesso peso di una cassaforte NON significa che non sia un abito di Haute Couture.

Haute Couture significa Alta Moda. Spiego meglio: un vestito che viene disegnato, e successivamente creato su misura per TE (ma visto quello che pensi da Dior ti sputeranno in un occhio) dalle abili mani di una donna che ha passato giorni e giorni ad occuparsi solo del tuo abito. Per lei diventa come un figlio: un po' come quando le sarte cucivano i capelli negli abiti da sposa sperando di trovare marito anche loro: un gesto così poetico può essere solo una scaramanzia compiuta da una donna che ripone tutta la sua fiducia in un vestito. Non è splendido?



Tornando a Dior, capisco che a prima vista possa sembrare un po' ripetitiva, ma non è interessante il fatto che non proponga solo abiti da principessa nel castello? "Eh ma manca la grandeur" sentenzia la ragazzina che spera almeno una volta nella vita di potersi vestire come la castellana dei suoi sogni. 

Se voglio la grandeur posso andare da Givenchy: gli abiti sono splendidi, da mille e una notte, e completamente fuori dalla realtà; ma esprimono una poesia.

Raf Simons ha messo su una collezione splendida, curata nei dettagli e con delle lavorazioni incredibili, e la cosa più strabiliante e che ha fatto tutto ciò senza sbatterlo in faccia a nessuno: i petali dei fiori sui top sono cuciti a mano anche se non sono luccicanti.

Basta con questa ossessione dei fenomeni da baraccone. Impariamo (anzi, re-impariamo) la differenza tra un pantalone nero di Zara e uno di quelli presentati in questa sfilata. Torneremo a capire tante cose.

martedì 22 gennaio 2013

Cabinet des merveilles: la garde robe Roger Vivier


Ogni tanto capitiamo in luoghi che non avremmo mai immaginato potessero esistere.


O nel mio caso, luoghi che conoscevamo benissimo, ma ai quali non avevamo mai prestato attenzione.
A volte basta guardare le cose da una prospettiva diversa, e magicamente quello che era un archivio di "roba" diventa una stanza delle meraviglie.


Ogni volta che mi capita di poter osservare con calma e libertà le creazioni di un designer o di uno stilista rimango colpito dalla quantità di riferimenti, ispirazioni, intuizioni, collegamenti che sono il background di ogni prodotto. Ma vedo anche il risultato finale, dimostrazione che a volte la creatività umana supera qualunque tipo di studio. Con Bruno Frisoni è così: non importa più la ricerca che ogni singolo oggetto porta in sé, è l'oggetto stesso che mi lascia perplesso per la sua bellezza.


Ricami, piume, decorazioni, catene, pellami esotici e fibbie incrostate di strass che creano un arcobaleno luminoso in un luogo che altrimenti sarebbe un anonimo magazzino.


 Un po' come la storia di Cenerentola e la sua zucca o forse, in questo caso, la sua scarpetta di cristallo...



Collezioni, boutiques e soprattutto i diari di Ines De La Freissange. Tutto su rogervivier.com

lunedì 21 gennaio 2013

When Fashion Meets Art: Issey Miyake & Yuriko Takagi



"The value of Pleats Please is most visible when traveling. During the day you run around, at dinners and parties you savor local delicacies, and at the theater you connect with culture, but you always want to be dressed to suit the occasion. This is the real charm of traveling"

Yasuko Seki


Un ponte tra la moda del 20esimo e quella del 21esimo secolo. Questo era l'obiettivo di Miyake creando Pleats Please, linea di pret a porter dello stilista incentrata sul plissé. Nel 2012 è stato pubblicato da Taschen un libro che parla di questo progetto andando a riscoprire le origini, le tecniche di produzione, il processo creativo e quello tecnologico passando attraverso una miriade di foto che celebrano una moda unica nel suo genere.


Pleats Please è il risultato di un uomo che si è spinto oltre i suoi limiti, creando un prodotto partendo dal suo sistema di produzione, e non semplicemente da un disegno. E infatti lo stesso Issey Miyake che con il suo team ha trovato chi producesse la fibra, chi la trasformasse in tessuto, e chi alla fine creasse l'effetto plissettato. Ma non solo, i capi Pleats Please sono prodotti con un sistema inverso rispetto al normale, vengono infatti prima tagliati e cuciti, e successivamente plissettati, usano materiali moderni come il poliestere tricot, ma tecniche antiche utilizzate in Giappone per cucire i Kimono.



E un libro che mi ha stupito sotto molti punti di vista, sin dall'impostazione: ad ogni capitolo vengono associati un colore e un progetto, si ha così la sensazione di leggere svariate storie di un unico brand, il tutto passando per un caleidoscopio di colori, di figure, di forme, di arti, ma soprattutto di persone. Traspare chiaramente che Pleats Please non ha un solo consumatore finale in mente,ma chiunque abbia l'esigenza di sentirsi libero.


 

le foto di Yuriko Takagi immortalano questa esigenza universale: scattate più di 10 anni fa tra India, Cina, Kenya e Marocco hanno come fil rouge gli abiti Pleats Please, che entrano nella vita delle persone fotografate ma non sembrano mai fuori posto. E come se Miyake avesse trovato la chiave per creare un abito globale. Si adatta ad ogni occasione, ad ogni luogo e ad ogni persona. In qualunque parte del mondo essa viva.





tutte le foto su : yurikotakagi.com